Dopo 10 anni dall'abbandono di questo blog ho deciso di riaprirlo soprattutto per pubblicare quello che fu realizzato esattamente 10 anni fa nell'ambito della mostra fotografica "La storia dentro di noi: come eravamo"che all'epoca riscosse un discreto successo. Mi sono state avanzate richieste di rivedere alcuni documenti e antiche foto utilizzati all'epoca e quale migliore occasione se non quella di pubblicarle in questo blog che ho ritrovato ancora attivo girovagando su internet.
Ed ecco una panoramica di quanto fu realizzato all'epoca:
Estratti dall'archivio parrocchiale
COPIA DI PERGAMENE ESISTENTI PRESSO L'ARCHIVIO DI STATO DI TERAMO
INTERVISTE AD ANZIANI DEL PAESE
Fanno parte della mostra anche alcuni video-interviste ad anziani del paese ma per problemi di spazio non possono essere inseriti in questo blog. Se qualcuno è interessato ad averne una copia può rivolgersi al sottoscritto
STORIA DELLE NOSTRE FRAZIONI
Per tracciare una breve storia delle nostre
frazioni ci siamo avvalsi di ricerche effettuate presso l’archivio di stato e
la consultazione della pregevole opera del maggior storico teramano Niccola
Palma che con la sua “STORIA DELLA CITTA’ E DIOCESI DI TERAMO”, ha spaziato negli
avvenimenti della città dall’epoca pre-romana fino al 1830.
I nomi delle nostre frazioni ricorrono molte
volte nell’opera del Palma e noi abbiamo
riassunto i punti salienti tracciandone sinteticamente una breve cronistoria.
Per il resto è parimenti ovvio che data la vicinanza con il nostro capoluogo le
frazioni del circondario hanno seguito nel corso dei secoli lo stesso percorso
storico della vicina città di Teramo agli inizi chiamata Preaetut, poi Praetutium,
Aprutium, Interamnia e oggi Teramo.
Il Palma
nel periodo storico attorno al 1500 fa una divisione dei Circondari di Teramo,
Montorio, Civitella, Campli, Bellante, Nereto, Giulia, Notaresco. Specifica che
il Circondario di Teramo veniva composto da quattro Comuni: Teramo, Torricella,
Miano e Rocca S. Maria inserendo Collecaruno e
Castagneto nel comune di Teramo e “..le porzioni di Joanella, ch’erano
appartenute al Marchesato di Montorio, e che avevano fatto corpo di Università
col pezzo di Colle-Caruno del medesimo Stato...
“, al comune di Torricella.
Collecaruno, posto dove regna
tranquillità e decoro, era proprietà di un certo Cola Caruni, signorotto del
luogo che diede il nome al borgo.
Anche Pantaneto,
merita di essere citata; era anticamente un castello feudale dove vi erano
insediamenti monumentali e importanti ville romane.
Sulla sommità di un colle, in un ripiano
abbastanza ampio, sorge la chiesa di S. Maria de
Praediis. Questa importante Abbazia ha origini antichissime e come sede
parrocchiale rivendica memorie plurisecolari e i documenti che parlano della
Chiesa non sono pochi.
Il suo nome “ de Praediis “, vuol dire “ in
mezzo ai campi “, lontano da centri abitati. Anche “...il Delfico osservò che la Chiesa stessa è edificata
sopra i ruderi antichi..”.
L’edificio ha un aspetto semplice e lineare con
facciata a capanna sormontata da un campanile a vela e copertura a capriate,
l’interno è suddiviso in tre piccole navate con colonne e pilastri non molto
alte, con un’unica abside a pianta semicircolare.
Continua su questo proposito lo studioso Giovanni
Corrieri:
” Le colonne sono assemblate con elementi
misti, romani e altomedioevali, come la prima a sinistra, il cui fusto è un
rocco tuscanico, o la quarta a sinistra, il cui fusto è ancora un rocco romano
mentre il capitello è romanico figurato e decorato a cordoni, o infine la
quarta a destra dove il solito rocco di colonna romana è sormontato da un
capitello cubico di tipo barbarico. Notevoli sono anche i frammenti decorativi,
come alcune cornici romane o rilievi a tralci spiraloidi di imitazione
bizantina “.
Le pareti interne dopo l’ultimo restauro sono
state liberate dagli intonaci fatiscenti e si sono conservati solo quelli che
avevano affreschi o tracce di affreschi. In particolare sono visibili in fondo
a destra una Madonna con Bambino del Settecento, e, sulla sinistra, un
pregevole San Sebastiano della fine del Cinquecento.
Anche altre frazioni limitrofe, quali ad
esempio Magnanella o Ioanella hanno secoli e secoli di storia. Basti pensare
che il Palma scrive che: “.....Antonio Gazo inerendo ad una supplica indrizzata
al Alfonso da Antonella di Ciccarello de Vena, Badessa del monastero S.
Giovanni a Scorzone di cui si possono ancora oggi ammirare alcuni resti, rescrisse
che si conoscesse de plano, e sommariamente la lite che ardeva fra quel
monastero, e Domenico Tommaselli di Joanella, circa l’eredità di Buzio di Nanne
di Pastignano “.
Questo Monastero, fu costruito nel 1005 da
Teutone, ma già nell’anno 1000 era presente una chiesa dedicata proprio a S.
Giovanni.
Il Palma, inoltre, racconta che in seguito ad
uno scontro sei Cappelletti morirono e la soldatesca, specialmente il corpo dei
Cappelletti irritati dall’accaduto, incendiarono Castagneto,
Ioanella e Magnanella.
DALL’EPOCA PREROMANA AI GIORNI NOSTRI
Epoca Preromana dal secolo VIII al secolo
V a.C.
Vengono fatti risalire a questi secoli insediamenti
Etruschi e Fenici.
Epoca Romana dal secolo V a.C. al
secolo V d.C.
295 a.C. nella battaglia di
Sentino i Romani sconfissero la Confederazione italica. Con questa battaglia ebbe
termine la Terza
guerra sannitica.
290 a.C. il territorio
Sabino e il territorio Prepuzio furono occupati militarmente dalle legioni
comandate dal Console Manio Curio Dentato.
Alla città di Teramo venne dato il nome latino
di Interamnia Praetuttiorum.
I Goti e i Bizantini ( V-VI secolo )
nell’anno 410 va registrata una prima distruzione di Teramo
effettuata da parte dei Visigoti di Alarico I. Ssi presume che la presenza dei
Goti nel territorio di Interamnia si sia protratta fino a circa il 552-554.
Dopo la fine della guerra gotica, nel 553, si
passò sotto il dominio dei Bizantini. Teramo fu ricompressa nel Marchesato di
Fermo, soggetto all’Esarcato greco di Ravenna. La città era governata da un
conte che dipendeva dal Marchesato di Fermo.
I Longobardi in Italia e in Abruzzo
Tra il 568 e il 572 i Longobardi occuparono la
maggior parte dell’Italia settentrionale e centrale mentre persistevano
porzioni di territorio ancora nelle mani dei Bizantini. Sicuramente in questa
data l’Abruzzo fu almeno parzialmente occupato ma sono contrastanti le opinioni
per quanto riguarda l’occupazione longobarda del Castrum Aprutiense, per il
quale manca un’ attendibile documentazione. All’anno 598 risale la pace tra i longobardi
di Spoleto ed il Papa.
Tra il 740 e il 763 quindi, il Marchesato di
Fermo ( e con esso anche la
Contea Aprutino che ne fa parte ) è sottomesso al Ducato di
Spoleto, parte del “ Gastaldato di
Aprutium “ : uno dei sette gastaldati nei quali i Longobardi suddivisero
l’Abruzzo, con a capo un Comes castri Aprutiensis.
Secolo XI ( 1001-1100 )
Nel 1077 dai Longobardi del ducato di Spoleto,
Teramo, riconquistata da Guarnirei, signore di Ancona, Fermo e Spoleto, passa
ai Normanni del Ducato di Puglia.
Secolo XII ( 1101-1200 )
Nel 1140 Teramo entrò a far parte dei domini di
Ruggero, primo re delle Due Sicilie, che rimase sul trono dal 1112 al 1154.
Nel 1153 al tempo del Vescovo Guido II e del
conte Roberto di Aprutino, Teramo fu distrutta dalle armate normanne di Roberto
di Loritello. Alcuni anni dopo (forse 1155 o 1156 ) , il Vescovo Guido II
ottenne dal nuovo Re Guglielmo I la supremazia sulla città di Teramo ed il
permesso di ricostruirla.
Secolo XIII ( 1201-1300 ) detto Periodo di
libertà
Negli anni 1233-1234 per volontà di Federico II
di Svevia, il territorio del regno fu diviso in NOVE GIUSTIZIERATI e Teramo fu
compreso nel Giustizierato d’Abruzzo, che faceva capo a Sulmona; dopo la morte
di Federico II ( 1250 ) gli Ascolani assediarono Teramo, ne distrussero le mura
e abbatterono le porte, molti furono i prigionieri.
Nel 1268 finì il dominio degli Svevi ed
inizio quello Agioino.
Il 5 ottobre 1273 Carlo I d’Angiò sancì col
diploma di Alife la suddivisione dell’Abruzzo, considerato un distretto troppo
esteso per essere ben amministrato e difeso.
Secolo XIV ( 1301-1400 )
Durante il dominio angioino Teramo conobbe un
periodo di splendore; acquisì castelli, villaggi e soprattutto grandi privilegi
concessi dai sovrani, con i quali si costruirono chiese, conventi e palazzi.
Il Palma nel secondo volume del libro più volte
citato, dice che intorno al 1348 “....S. Marie de
Predis tenetur dare, et facere pro possessionibus quas habet sub dominio
dicti Capituli in Kalendis Maii cordiscum unum, et ova quinquaginta in Festo Carnisprivii,
in festo Assumptionis Virginia gloriose tortellas duas, et staria grani III.
Item Ammiscer “, .... : “ la
Chiesa di Santa Maria de Praediis,
insieme ad altre, è tenuta a dare e a fare, per i possessi che tiene in
proprietà del predetto Capitolo, un “ cordisco “ ( cioè una pecora giovane che
non ha ancora figliato ) il 1° Maggio e
cinquanta uova nella festa di Carnevale, due “ tortelle “ e tre staia di grano
nella festività dell’Assunzione della Vergine gloriosa. Parimenti, due
ammisceri “ .
Nel 1363 inizia la guerra tra Teramo e Campli
per il dominio sulla montagna di Melatino oggi montagna di Campli.
Nel 1380 si verifica in città un disastroso terremoto.
Nel 1383 Antonello De Valle è il primo signore
di Teramo.
Secolo XV ( 1401-1500 )
Negli anni 1400-1401 iniziarono le lotte tra i De Melatino e i De
Valle, e solo nel 1420 per conto della regina Giovanna II, Braccio da Montone,
signore di Teramo, riporta un pò di ordine nella città.
Teramo dal 1436 al 1442 fu governata da
Francesco Sforza, la città si caratterizza come città comunale.
Nel 1443 Alfonso V d’Aragona venne a Teramo a
scacciarvi i presidii Sforzeschi.
Secolo XVI ( 1501-1600 )
In questo periodo il regno di Napoli passa a
Ferdinando il Cattolico, re di Spagna, che dà inizio al dominio spagnolo
sull’Abruzzo e sul meridione; Teramo ed altre città dell’Abruzzo entrano in
possesso di Giovanna, figlia di Ferdinando, e dell’altra Giovanna sua figlia.
Le due regine visitarono l’Abruzzo nel 1514.
Nel maggio di quell’anno furono in Teramo: la loro
visita è ampiamente descritta sia dal Muzii che dal Palma.
Alla morte di Ferdinando il regno passa a Carlo
V.
Poco dopo Teramo è venduta al duca di Atri,
Andrea Matteo Acquaviva. I Teramani si ribellarono alla decisione e si armarono
pronti a resistere all’assedio del Duca che effettivamente circondò la città
nel Novembre del 1521.
Il 17 Novembre del 1521 si dice che nel corso
della notte, atterrite da una miracolosa visione della Vergine Maria e San
Berardo apparsi a difesa delle mura della città, le truppe di Acquaviva tolsero
l’assedio e si allontanarono; il cosiddetto miracolo di San Berardo.
Negli anni 1527-1528 una pericolosa pestilenza
colpisce l’Abruzzo ma risparmia però Teramo. Però negli anni 1570 e seguenti si
sviluppa la cosiddetta “ epidemia del Castrone “ o del montone, dovuta alle
pessime condizioni igieniche nelle quali si trovava la città.
Si affermò a Teramo nell’anno 1562 il
cosiddetto Quarantottismo con il quale le sorti del Municipio furono affidate a
48 famiglie “ storiche “ che ressero le sorti della città fino al 1770.
In quest’epoca la divisione della città in “
sestieri “ si trasformò in divisione in “ quartieri “.
Nel 1580 e nel 1594 le attribuzioni del
capitolo Aprutino si limitarono alla bolla ed alla immissione nel possesso mentre
per tutto il resto pensò il vescovo. Il Palma afferma che di tante collazioni
perdute, solo quattro rimasero intatte, tra cui S.
Giacomo di Collecaruno e S. Maria de
Predis a Colpladino.
Tra il 1570 e il 1600 Orazio Delfico acquista
molti appezzamenti di terreni nei pressi di Castagneto
e Pantaneto e gli atti notarili scritti su pergamene sono oggi
conservati presso l’Archivio di Stato.
Secolo XVII ( 1601-1700 )
La Chiesa di S. Maria
de Praediis è ricordata in questo periodo nelle visite canoniche del 1611 e del 1614.
Nel 1630 arriva la pestilenza propagatasi dalla Sardegna;
Nel 1684 la Regia Udienza viene concessa a
Teramo, che spera di divenire capoluogo di provincia.
Secolo XVIII ( 1701-1800 )
Nel 1744 si verifica l’ invasione tedesca e
nello stesso anno nasce Melchiorre Delfico;
Nel 1798 l’esercito francese del periodo
Napoleonico, al comando del generale Rusca, entra a Teramo. Qui i Francesi e i Cisalpini
si abbandonano a saccheggi, devastazioni e requisizioni, istituendo un governo
provvisorio detto Municipalià. Nei paesi invece vengono istituite le Edilità.
Otto giorni dopo l’arrivo degli invasori, i contadini, i montanari ed altri
entrano in Teramo e ne cacciano, con l’aiuto delle sassate degli abitanti, il
presidio francese.
La città in mano alla plebe inferocita subisce
devastazioni. L’intervento del vescovo Pirelli e di cittadini responsabili come
Gio. Bernardino Delfico, frena la teppaglia. Settecento francesi, al comando
dell’ufficiale Charlot, da Montorio si dirige a Teramo accampandosi nel
sobborgo occidentale della Cona. Dopo una breve scaramuccia rientrano in città
e uccisero quattro cittadini rei di aver rubato loro un cannone. Nei villaggi e
in montagna si rifugiano gli insorgenti fedeli ai Borboni, figli del vecchio
brigantaggio e padri del nuovo.
Da questo momento prenderanno forza il prete De
Donatis che si faceva chiamare il generale de ‘Colli, don Emidio Cocchi di
Tizzano.
Il 2 maggio 1800 i fratelli Fontana, briganti,
diventano padroni di Teramo.
Secolo XIX ( 1801-1900 )
All’annuncio della pace tra i belligeranti la
città di Teramo esplode con grandiose feste, con fuochi d’artificio, corse di
cavalli, lancio di palloni aerostatici, feste da ballo anche ufficiali e un
solenne Te Deum.
Nel 1802 una nuova carestia provoca numerosi
decessi.
Il 15 marzo 1806 Napoleone sconfisse il re
Ferdinando I di Borbone e nominò Re di Napoli suo fratello maggiore Giuseppe.
Teramo pagò per i festeggiamenti in onore dei nuovi padroni.
Il 2 Agosto venne abolita la feudalità.
La regione fu divisa in province ulteriormente
divise in distretti con a capo rispettivamente governi provinciali e
distrettuali. Il territorio aprutino fino a Pescara costituiva l’Apruzzo
Ulteriore I.
Nei giorni 21 e 22 Maggio del 1807 Giuseppe Napoleone in
visita a Teramo, alloggiando nel palazzo vescovile, fu duramente osteggiato
Nel 1813 il comune di Teramo viene diviso da
Miano ma viene annesso il territorio di Forcella, Castagneto,
Magnanella con Gesso e Collecaruno.
Il 24 Luglio 1832 visita di Ferdinando II;
Niccola Palma descrive nei dettagli la cronaca dell’avvenimento.
Il 19 settembre 1844 seconda visita di
Ferdinando II acui segue una terza il 24 Aprile 1847.
Un antico documento che riguarda Pantaneto è rinvenuto all’Archivio di Stato, risalente
al 5 Marzo 1826.
Si tratta di una petizione, rivolta al Sindaco
di Teramo, nel quale Biaggio Zuppini e Michele Di Giuseppe chiedono il permesso
di far partecipare economicamente gli abitanti delle frazioni interessate, per
realizzare la festa, il 15 Agosto.
Questa tradizione si è mantenuta nel tempo e ancora oggi si
festeggia con grande impegno e partecipazione presso la Chiesa di Santa Maria de Praediis.
A seguito dell’annessione al Regno d’Italia il
21 Maggio 1863 il principe ereditario Umberto di Savoia viene in visita a Teramo,
e da allora le nostre frazioni con la città capoluogo faranno parte
definitivamente del ricostruito Stato
Italiano.
Secolo XX ( 1900-2000 )
Gli avvenimenti di questo secolo vedono le
frazioni di Castagneto, Collecaruno, Pantaneto, Colle
Marino, immerse in una sonnolente tranquillità. Gli avvenimenti
principali come le due guerre mondiali vedono una partecipazione e un
contributo importante da parte degli abitanti, anche con sacrifici di vite
umane, sia nella prima che nella seconda e nella lotta partigiana che fanno
anche delle nostre località teatro di piccoli scontri tra le opposte fazioni, e
il passaggio delle truppe tedesche in ritirata lasciano un segno di
devastazione e terrore.
Arriviamo, quindi, ai giorni nostri e al
prossimo ancora incerto futuro, quando qualcuno, lo speriamo vivamente,
continuerà partendo da queste poche righe a tramandare la storia di Castagneto, Collecaruno, Pantaneto, Colle Marino.
Ricerca di Francesco Di
Paolantonio – da archivio storico di Teramo e da “Storia della città e diocesi
di Teramo” di Nicola Palma
CENNI STORICI SULLA FAMIGLIA IANUARII
La famiglia
Scaricamazza Ianuarii ha lasciato un’ impronta indelebile nella storia delle
nostre frazioni, soprattutto a Castagneto, ed ha profondamente inciso sulla
vita di tutta la comunità. E’ giusto, quindi, dedicarle uno spazio adeguato, ripercorrendo
i momenti più salienti della storia di questa casata.
Le origini della famiglia vengono fatte
risalire anteriormente al 1750, quando Giacomo Scaricamazza con il figlio Luca coltivavano
come agricoltori la tenuta di Colle Pladino. Le ricerche condotte non hanno
sciolto il dubbio se lavorassero a mezzadria
o su terreni di loro proprietà.
Viene collocato attorno
agli anni 1810-1820 l’improvviso cambiamento nella vita della famiglia Scaricamazza.
La tradizione popolare racconta del ritrovamento di un forziere pieno di
marenghi d’oro, durante l’aratura dei campi, in una versione, o nascosto in una
stalla, in un’altra.
Da quel momento la
famiglia inizia ad acquistare varie masserie nella zona ed anche al di fuori,
trasferendo la propria abitazione nella frazione di Castagneto, dove acquista e
ristruttura l’imponente edificio con torretta, che ancora domina il paese.
Nel 1831 Francesco, primogenito
di Luca, non avendo avuto eredi maschi, dà in sposa la propria figlia Rosa
Marina, quattordicenne, a Francesco Ianuari di Pascellata, che si
trasferisce a Castagneto. Da quel giorno
la casata assume il nome di Ianuarii Scaricamazza. La giovane coppia dà alla
luce in soli 4 anni, dal 1832 al 1836, 4 figli, due femmine e due maschi. E sarà il figlio Filippo a dare continuità
alla stirpe.
Negli stessi anni, l’altro
figlio maschio di Luca, Giamberardino, sacerdote nella frazione per alcuni
decenni, fa erigere al centro di Castagneto l’attuale chiesetta dedicata
all’Immacolata.
Nel periodo che va dal 1900 al 1952 per merito
del figlio di Filippo, Francesco (don Ciccio per tutti), che ebbe anche vari
incarichi nell’Amministrazione di Teramo, la piccola frazione di Castagneto si
sviluppa, godendo molto prima degli altri paesi circostanti di alcuni benefici come
le forniture di acqua, di energia elettrica,
la costruzione di nuove strade, e non va dimenticata la presenza di un ufficio
postale e della scuola elementare.
Inoltre, negli anni
difficili delle due guerre, le famiglie più bisognose hanno sempre avuto un
punto di riferimento nella famiglia Ianuarii Scaricamazza, soprattutto nella
bontà della signora Carmela, che con aiuti diretti e concreti ha consentito
loro di superare momenti difficili nel reperire il necessario quotidiano per
loro e i loro figli. Inoltre opportunità di lavoro agricoli stagionali nell’
azienda venivano offerte a chi non poteva permettersi altre alternative.
Don Ciccio e la signora
Carmela misero al mondo 4 figli ma due non sopravvissero; Bernardino scompare
all’età di nove anni e Filippo perì, giovanissimo, a seguito di un incidente
stradale. .Non essendosi sposato il figlio Serafino, soltanto Luca ha dato
temporanea continuità alla casata con le due figlie Licia e Carmen, che però non hanno avuto eredi.
Ricerca di Francesco Di Paolantonio
- archivio storico di Teramo e archivio parrocchiale di Castagneto